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Quando parliamo di disfagia non ci riferiamo ad una patologia, ma ad un sintomo.
Intendiamo quindi qualsiasi disagio nel deglutire (aspetto soggettivo e riferito dal paziente) o ad una disfunzione deglutitoria (quando visualizzabile in modo diretto o indiretto, oggettivamente) [1].
Ho introdotto la questione oggettivo e soggettivo perchè è, scientificamente, molto rilevante. Il paziente può infatti vivere diversi tipi di condizioni che, in base alle loro caratteristiche, possono essere classificate in:
– soggettive: ci si riferisce ai sintomi, ovvero a tutto ciò di soggettivo che viene riportato e riferito dal paziente. I sintomi a loro volta possono essere soggettivi, quando il paziente riporta una propria sensazione, oppure oggettivi, quando il paziente riporta una osservazione per l’appunto obiettivabile.
Esempio: “Quando mangio la pastina in brodo mi sembra come se un pezzetto di pastina mi sia rimasto in gola”;
– oggettive: si rifanno ai segni, ovvero a qualcosa di obiettivabile e rilevabile dal professionista, dal paziente o da persone esterne.
Esempio: la febbre riferita la paziente che è anche “obiettivabile” misurandola con il termometro oppure una ferita;
– strumentali: ovvero gli esami effettuati.
Esempio: il referto di uno specifico esame effettuato.
Campanelli di allarme.
Ci sono alcuni sintomi a cui è importante fare attenzione, mi riferisco ai campanelli di allarme.
Si tratta dei sintomi riferiti in prima persona dal paziente oppure dal caregiver: tieni d’occhio questa lista, è estremamente importante infatti valutare se e quanti ne riferisci.
- Fastidio e/o dolore mentre si deglutisce o subito dopo aver deglutito;
- Sensazione di aver qualcosa in gola;
- Sensazione di soffocamento durante e/o subito dopo aver deglutito;
- Tosse durante o subito dopo i pasti, tosse che si verifica tutte le volte che si mangia un determinato alimento piuttosto che un altro;
- Tosse durante o subito dopo aver bevuto;
- Modificazione della voce, che sembra umida e/o gorgogliante dopo i pasti o dopo aver bevuto;
- Secrezioni salivari e/o mucose dalla bocca;
- Secrezione di liquidi o fuoriuscita di alimenti dal naso;
- Perdita di peso senza causa apparente;
- Febbre senza causa apparente;
- Mancanza di appetito;
- Cambio delle proprie abitudini alimentari;
- Infezioni prolungate senza causa apparente e senza rimedi apparenti;
- Aumento del tempo del pasto;
- Perdita di peso;
- Ripetute infezioni alle vie respiratorie, anche senza apparente motivo;
- Disidratazione.
Segni.
Passiamo ora ai segni.
I principali segni della disfagia sono:
- Penetrazione;
- Aspirazione;
- Ristagno.
Si parla di penetrazione quando il bolo o una sua parte raggiunge le corde vocali senza però oltrepassarle. Quando il deglutito oltrepassa le corde vocali e raggiunge l’albero bronchiale si parla invece di aspirazione. In caso di aspirazione l’acqua è l’unico elemento che non porta a complicanze infiammatorie a livello dell’apparato bronco-polmonare. Il ristagno si riferisce a quella particolare situazione in cui il bolo, o parte di esso, si ferma e permane lungo il canale deglutitorio.
“Ma quando si può essere disfagici?”
A qualsiasi età! Vi introduco infatti due termini importantissimi:
- pedofagia, disturbo di deglutizione in età evolutiva (quindi neonati e bambini)
- presbifagia, disturbo di deglutizione nell’età anziana.
Andiamo a scoprirli assieme 🙂
Pedofagia.
Con pedofagia si intende il disturbo della deglutizione in età evolutiva [2] conseguente ad un disturbo o una malattia. È bene distinguere due tipologie di pedofagia:
- pedofagia da sviluppo: dovuta ad un alterato sviluppo della meccanica deglutitoria come il caso della deglutizione disfunzionale [3];
- pedofagia da alterato transito: causata da una malattia che altera il transito del bolo per motivi ostruttivi, psichiatrici, respiratori o motori.
La pedofagia da alterato transito (quindi la disfagia in età pediatrica) può portare ad una diminuzione dell’assunzione dei nutrienti giornalieri che, di conseguenza, può avere un effetto negativo sullo sviluppo e sulla crescita del bambino [4]. È dunque importante individuare la causa di disfagia per intervenire in modo specifico e multidisciplinare.
Presbifagia.
Con presbifagia, in generale, si intende un cambiamento nella deglutizione nell’età anziana. La presbifagia però può essere classificata in due due tipologie:
- presbifagia primaria: fisiologica per l’età in soggetto sano;
- presbifagia secondaria: secondaria ad eventi patologici come patologie neurologiche o chirurgiche. Tra la popolazione anziana l’ictus e la demenza sono le malattie che presentano alti tassi di disfagia con associato deficit nutrizionale e alto rischio di polmonite ab ingestis [5].
Poter distinguere il tipo e la causa di disfagia nell’anziano è fondamentale per poterne prospettare il decorso, la prognosi e per poter valutare un aspetto riabilitativo piuttosto che un altro.
Spero l’articolo ti sia piaciuto, ci vediamo nel prossimo,
Disfa e Mangia
Disfa e Mangia è il primo spazio digitale dedicato interamente ai pazienti disfagici, caregiver e familiari. Qui troverai informazioni utili, scientificamente verificate e dal linguaggio semplice e diretto: Disfa e Mangia sarà il tuo punto di riferimento nella vita di tutti i giorni.
Approfondimento.
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Bibliografia.
Crediamo sia fondamentale darti solo informazioni scientificamente verificate: in Disfa e Mangia ci occupiamo di studiare gli articoli e le riviste scientifiche a tema disfagia e tradurle in un linguaggio semplice per te.
[1] Shindler O., Ruoppolo G., Shindler A., 2011, Deglutologia II Edizione
[2] Shindler O., Ruoppolo G., Shindler A., 2011, Deglutologia II Edizione. Torino: Omega Edizioni
[3] Schindler O., Ranieri M.C., 2001, Terapia miofunzionale secondo Garliner
[4] Dodrill P., Gosa M.M., 2015, Pediatric Dysphagia: Physiology, Assessment, and Management
[5] Sura L., et al., 2012, Dysphagia in the elderly: management and nutritional considerations