Fasi della deglutizione

La deglutizione può essere rappresentata come un’insieme di diverse fasi che si susseguono in modo altamente coordinato e ben strutturato.

Le prime 2 fasi, ovvero la fase anticipatoria e la fase di preparazione extraorale, si verificano ancor prima che l’alimento entri nel cavo orale. Sono due fasi estremamente importanti nella gestione del paziente disfagico, in quanto permettono di lavorare sulle caratteristiche e consistenze degli alimenti e di attuare strategie di compenso.

Le prime 4 fasi della deglutizione sono sotto il controllo volontario, quindi il soggetto è in grado di controllare il cibo, i movimenti da compiere ed è consapevole di dove il cibo si trova, come e dove si sta spostando. Quando il bolo supera la fase 4 della deglutizione ed entra nella fase faringea, iniziano una serie di eventi riflessi e non volontari.

A livello schematico, le fasi della deglutizione sono:

  1. Fase anticipatoria;
  2. Fase di preparazione extraorale;
  3. Fase di preparazione orale;
  4. Fase orale;
  5. Fase faringea;
  6. Fase esofagea;
  7. Fase gastrica.

Le analizziamo brevemente e schematicamente introducendo le principali funzioni di ogni singola fase:

1. Fase anticipatoria

  1. fase anticipatoria: racchiude tutte le modifiche che si verificano nel cavo orale e della faringe prima ancora che il cibo entri nella bocca (delimitata dallo sfintere labiale, quindi dalle labbra)[1].

    Queste modificazioni si verificano in seguito a ricordi espliciti, sensoriali o dichiarativi e ad input sensoriali principalmente di tipo visivo e olfattivo.

    Gli eventi della fase anticipatoria sono importanti per preparare al meglio la successiva deglutizione e digestione del bolo (ovvero del cibo che è stato triturato e sminuzzato dai denti). È importante sapere che non tutti gli stimoli e ricordi determinano la stessa risposta: odori sgradevoli e alimenti non appetibili all’apparenza possono provocare conati di vomito, fenomeni di rigurgito e vomito anche al solo ricordo.

    Questo permette di capire come la vista e l’olfatto giocano un ruolo importante e da non sottovalutare nella gestione del soggetto disfagico: il piatto, infatti, deve ben presentarsi e possedere un odore gradevole, al fine di mantenere la dimensione edonistica dell’alimentazione [2].

    Esempio 1: sento l’odore della mia torta preferita e subito mi vengono in mente i momenti di quando l’ho mangiata, del sapore che aveva, delle persone con cui ero, dello stato d’animo che avevo. E subito provo la sensazione di piacere, di gusto, di acquolina in bocca. -> ed ecco qui il detto “che buon odore, ho già l’acquolina in bocca!”

    Esempio 2: sto per iniziare a mangiare un piatto che mi piace molto, ma che è impiattato davvero male. I colori sono sgradevoli e tutti gli alimenti sembrano lasciati a loro stessi. Anche se so che quel piatto mi piace, nascono in me sentimenti molto contrastanti. Mentre lo mangerò sarò contenta perchè starò mangiando qualcosa che mi piace, ma allo stesso tempo non vedo l’ora che finisca perchè ha un aspetto davvero brutto! -> ed ecco spiegato il detto “anche l’occhio vuole la sua parte!”

    Esempio 3: qualcuno ha preparato un cibo che non mangio da tantissimo, ma ricordo perfettamente che l’ultima volta che l’ho assaggiato non è stato piacevole. Non sarà molto invogliata ad assaggiarlo per una seconda volta perchè sarà condizionata dall’ultima esperienza provata!

2. Fase di preparazione extraorale

  1. fase di preparazione extraorale: racchiude tutte le tecniche di modificazione fatte sull’alimento durante la preparazione dell’alimento stesso. In questa fase siamo quindi ancora all’esterno della bocca (cavità orale). Le modalità in cui si può agire sui cibi e liquidi adattandoli alle necessità del singolo individuo sono diverse e possono avvenire agendo su consistenza, dimensioni, viscosità e temperatura [3].

    La fase extraorale ha quindi grande importanza durante tutto l’arco della riabilitazione della deglutizione perché è in gran parte proprio sulle caratteristiche di consistenza, dimensioni, viscosità e temperatura che si va ad agire [4] durante l’iter riabilitativo.

3. Fase di preparazione orale

  1. fase di preparazione orale: è anche conosciuta come fase buccale e rappresenta il momento in cui il cibo entra nella bocca e, attraverso una serie di modificazioni, viene trasformato in bolo alimentare pronto per essere deglutito[5].

4. Fase orale

  1. fase orale: quando il bolo è pronto per essere deglutito, la lingua fa un movimento di schiacciamento dall’avanti all’indietro verso il palato, la punta della lingua spinge sul palato duro (quindi la parte anteriore del palato) e sui bordi ai lati della faccia interna dell’arcata dentaria superiore. In questo contesto, la mandibola e le labbra rimangono chiuse e il bolo viene spinto dalla forza della lingua verso l’orofaringe.

    Questa fase appena descritta termina con l’attivazione (fenomeno conosciuto come elicitazione) del riflesso deglutitorio. Si parla di riflesso perchè si tratta di un avvenimento che non è sotto il controllo volontario. Da qui in poi gli eventi che caratterizzano la deglutizione sono involontari e quindi non più sotto il nostro controllo e nostra volontà.

5. Fase faringea

  1. fase faringea: l’inizio di questa fase coincide, come anticipato poche righe prima, con l’elicitazione del riflesso deglutitorio. Questo processo termina il controllo volontario sull’atto deglutitorio [6]. Si tratta della fase più complessa dell’intero processo di deglutizione: il canale faringeo passa da una configurazione respiratoria ad una deglutitoria per poi tornare, a deglutizione termina, a quella iniziale.

6. Fase esofagea

  1. fase esofagea: quando il bolo oltrepassa lo sfintere esofageo superiore (SES) ha inizio la sesta fase della deglutizione.
    Questa fase dura tra gli 8 e i 20 secondi circa [7] e in questo lasso di tempo le onde peristaltiche della muscolatura liscia trasportano il bolo verso il basso (quindi con direzione cranio-caudale) fino allo sfintere esofageo inferiore (SEI), dal quale inizierà l’ultima fase del processo deglutitorio, la fase gastrica.

7. Fase gastrica

  1. fase gastrica: è l’ultima fase del processo di deglutizione ed è anche la più lunga. Ha inizio con il passaggio del bolo dall’esofago allo stomaco. Nello stomaco sono presenti tantissimi enzimi la cui azione è di trasformare il bolo in chimo, ovvero un composto liquido e altamente acido. Il chimo rimane all’interno dello stomaco fino al momento in cui viene scaricato nel duodeno [8].


Spero l’articolo ti sia piaciuto, ci vediamo nel prossimo,

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Approfondimento.

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Bibliografia.

Crediamo sia fondamentale darti solo informazioni scientificamente verificate: in Disfa e Mangia ci occupiamo di studiare gli articoli e le riviste scientifiche a tema disfagia e tradurle in un linguaggio semplice per te.

[1] Owens et al., 2000, Introduction to communication disorder. A life perspective

[2] Shindler O., Ruoppolo G., Shindler A. (2011). DShindler O., Ruoppolo G., Shindler A., 2011, Deglutologia II Edizione. Torino: Omega Edizioni.

[3] Schindler O., Juliani E., 1998, La videofluorografia nella diagnosi e nella terapia dei disturbi della deglutizione

[4] Fujiu-Kurachi M., 1999, Food measures and other critical diagnostic measures

[5] Schindler O., et al., 1990, Fisiologia della deglutizione infantile ed adulta

[6] Logemann J.A., 1983, Evaluation and treatment of swallowing disorders

[7] Logemann J.A., 1983, Evaluation and treatment of swallowing disorders

[8] Schindler O., Ranieri M.C., 2001, Terapia miofunzionale secondo Garliner


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